Contro la tecnologia - una riflessione

Dobbiamo dire grazie a Jobs?


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Per tutti coloro che possiedono un iphone, ipod oppure un ipad: questo articolo non sarà di vostro gradimento, perciò è meglio che vi dedichiate ad un'attività alternativa. E ora, a noi, che non siamo all'ultima moda, che possediamo telefonini usciti dall'era di Fred Flinstone e che stiamo bene così. Premetto fin dall'inizio che questo articolo è stato pensato per offrirvi uno spunto di riflessione, secondi fini non c'è ne sono. Come tutti voi sapete la settimana scorsa è morto Steve Jobs, il fondatore della Apple. A questo punto, mi tocca ammettere la mia ennesima ignoranza e cioè, io non sapevo chi fosse. Non possiedo alcun prodotto della Apple.

Due volte ho tentato di utilizzare un iphone e, a differenza del resto del mondo, la trovo un'invenzione scomodissima e inutile. Non ho idea di cosa sia un ipad, quindi la mia ignoranza sulla Apple è giustificata, in un certo senso. C'è chi di voi potrà obiettare dicendomi che si tratta di cultura generale. Mi dispiace per voi ma per me la cultura è un'altra cosa (o almeno mi piace pensarla così). Pur non essendo particolarmente vecchia, appartengo a quella generazione cresciuta nei parchi, dove le attività principali consistevano nell'arrampicarsi sugli alberi, giocare con l'elastico, con il pallone o semplicemente starsene sdraiati sul prato nel dolce far niente e se poi ci si annoiava, si faceva qualche attività creativa come prendere un vecchio paio di collant della nonna (puliti) e trasformarli in un adorabile e utile elastico per i capelli.

All'epoca non esistevano i telefonini (grazie a Dio). Quando dovevamo avvertire i nostri genitori che avremmo fatto tardi non ci restava altro che attirare la loro attenzione con i gesti e una volta ottenuta, urlare a squarciagola informandoli che saremmo restati al parco un altro poco. Bei tempi, se ci penso ora. Qualche mese fa ero in compagnia del mio piccolo amichetto preferito di sei anni. Eravamo sdraiati sul letto. Lui giocava sul computer, io guardavo. L'obiettivo del gioco era quello di far arrivare sano e salvo dall'altra parte del canyon il mitico Snoppy. Ovviamente non senza le difficoltà, c'erano dei cattivoni armati che tentavano di far fuori il poveretto. Ad un certo punto il mio amichetto ha fatto una pausa per la merenda. Non potendo lasciare Snoppy, ha passato a me il timone del gioco, il che si è rivelato essere una pessima idea. In pochi istanti ho fatto fuori il protagonista del gioco. E tenete conto che da piccola ci giocavo con il computer ma allora i giochi erano meno sofisticati.

Mi ricordo con grande amore il mio amico virtuale. Si chiamava Jack, jumping Jack. Passavo delle interminabili ore in sua compagnia. Era un omino piccolo e nero e alla fine del gioco riuscivo sempre a salvarlo. Vi racconto questo per farvi capire che non sono del tutto estranea alla tecnologia. Avendo a casa un potenziale Steve Jobs sono cresciuta con i computer, quelli che allora avevano dei morbidissimi tasti di gomma e si attaccavano al televisore. Io giocavo con il mio Jack, così. Mio padre sostiene che la seconda invenzione più importante per l'uomo, dopo la ruota, è internet. Può darsi. Comunque sta di fatto che con tutta questa tecnologia ci siamo fatti fottere il cervello, sono riusciti a fregarci, direbbe il mio amico Sorrentino. Un concetto che può far sorridere ma forse e dico forse, dopotutto ha un fondo di verità. Diceva questo riferendosi alle nuove invenzioni culinarie, ai nuovi piatti, alla "nouvelle cuisine", in cui l'uomo si allontana sempre più dalla tradizione, dall'essenza. Non succede la stessa cosa con il mondo della tecnologia?

Sul mercato escono in continuazione delle nuove invenzioni, nuovi prodotti, confezionati ad hoc e noi come dei perfetti pesci lessi abbocchiamo all'amo, come se non avessimo altra scelta perché possedere ciò che va di moda è un must, un modo di essere, uno stile di vita a cui non vogliamo assolutamente rinunciare, perché vogliamo sentirci fighi, abbiamo bisogno di sentirci così. E se per essere fighi siamo costretti a fare una fila di ore e ore, pazienza. Il giorno in cui è stata diffusa la notizia della morte di Jobs non avevo letto i giornali, non mi sono collegata ad internet e la sera ho letto un libro. Provate a staccarvi dalla tecnologia ogni tanto, il risultato potrebbe anche sorprendervi. Andiamo avanti. Prima di andare a dormire uno speciale su Italia1 ha catturato la mia attenzione.

Con grande professionalità, alcune giornaliste ripercorrevano la vita di Jobs, il suo contributo al mondo della tecnologia e le reazioni dei suoi fans. Che sia stato un visionario (come alcuni lo hanno definito) non ci sono dubbi. Che abbia cambiato le nostre vite neanche. Ma la domanda che ci dobbiamo fare è la seguente: Le ha cambiate in meglio? Per i patiti di tecnologia la risposta sarà senza ombra di dubbio, si. Ma riflettete un po'. Alzi la mano a chi di voi non è capitato di stare a pranzo (oppure a cena) con una persona completamente assente a causa del suo iphone? Perché in quel preciso istante era di fondamentale importanza aggiornare lo status su facebook per informare gli amici (a cui non importa un fico secco, fidatevi) che in quel momento è a pranzo/cena. Ci hanno dato la tecnologia, ce l'ha danno in continuazione ma tolto la qualità dei rapporti interpersonali.

Siete ancora convinti che dobbiamo dire grazie a Steve Jobs? Per Dio, buttate i vostri aggeggi all'ultima moda, uscite con l'amico, ascoltatelo, dategli attenzione e soprattutto rispettatelo. Non ignorate le vostre donne/i vostri uomini facendo loro sentire piccoli e insignificanti davanti alla tecnologia. Se vi impegnerete, forse vi accorgerete che una vita reale esiste e credetemi non è difficilmente raggiungibile. Io intanto dedico questo pezzo al mio amico Jack, unico e insostituibile e a tutti coloro che hanno il coraggio di essere diversi. Dal resto del mondo.

Ottobre 2011